Patologie

L’alluce valgo consiste in una deviazione laterale dell'alluce verso le altre dita del piede. Insorge per una predisposizione individuale su cui agisce l’utilizzo di calzature costrittive. Ha trattamento esclusivamente chirurgico: esistono diverse tecniche, ognuna con la corretta indicazione per la correzione della tridimensionalità della patologia.

L’alluce rigido è una patologia degenerativa (artrosi) della I^a articolazione metatarso-falangea caratterizzata da una riduzione dell’articolarità dell’alluce. E’ caratterizzata da dolore e difficoltà alla deambulazione per la ridotta possibilità di estendere passivamente l’articolazione, momento fondamentale dello svolgimento del passo. Ha trattamento prettamente chirurgico, dalle osteotomie di decompressione all’artrodesi (fusione) articolare.

La metatarsalgia è un disturbo del piede, caratterizzato da dolore nella zona dell'avampiede. Ha origini diverse ma le forme più diffuse sono le metatarsalgie biomeccaniche, da sovraccarico scheletrico, e le forme extrascheletriche tipo il neuroma di Morton. Le metatarsalgie meccaniche possono trarre giovamento dall’utilizzo di plantari su misura, ma nei casi più gravi è indicato il trattamento chirurgico. Hanno qui ampio utilizzo le tecniche percutanee che consentono la correzione di sovraccarichi scheletrici con accessi cutanei puntiformi.

È caratterizzato da un’infiltrazione cicatriziale a carico del nervo interdigitale, di norma nello spazio fra il terzo e il quarto metatarsale. Nonostante il nome preoccupi il paziente, non si tratta assolutamente di un tumore. Ha una sintomatologia caratterizzata da accessi dolorosi non costanti e spesso determinati dall’uso di calzature costrittive. Può essere trattato con infiltrazioni sotto guida ecografica di soluzioni alcoliche o con l’asportazione chirurgica.

Sono deformità delle dita che facilmente accompagnano altre deformità del piede ma che possono anche presentarsi isolate. Sono di 3 tipi: dito in griffe, dito a martello o dito a maglio. Sono quasi sempre dolenti per conflitto con la calzatura. Un primo approccio terapeutico è dato da ortesi in commercio per evitare il conflitto con la calzatura. Ma se queste fossero inefficaci, l’unica soluzione diverrebbe il trattamento chirurgico.

Il piede piatto, più correttamente chiamato sindrome pronatoria, è una deformazione del retro piede caratterizzata da un eccesso di pronazione sotto carico che comporta un cedimento della volta plantare e difetti di trasmissione del carico durante il passo. E’ molto frequente e si può già notare durante l’accrescimento, ma comunque va preso in considerazione dopo i 7-8 anni di età. La maggioranza delle sindromi pronatorie non ha bisogno di alcun trattamento. I casi più gravi possono essere trattati chirurgicamente tra i 10 e i 14 anni con un intervento chirurgico poco invasivo.

Il piede piatto dell’adulto è una condizione patologica che può derivare da un piede piatto dell’adolescente non trattato o da quadri acquisiti di varia natura tra cui forme post-traumatiche, artritiche e, soprattutto, quadri di insufficienza del tendine del m. tibiale posteriore, il principale stabilizzatore della volta plantare. Il trattamento con un plantare ben modellato può essere sufficiente, ma i casi più gravi hanno bisogno di un trattamento chirurgico tra cui le osteotomie calcaneari tipo Dwyer e Evans o l’artrodesi di sottoastragalica in caso di artrosi coinvolgente questa articolazione.

La fascite plantare è la più comune causa di dolore nella zona del tallone. Si manifesta spesso tra gli sportivi ed è un’infiammazione dell’inserzione calcaneare della fascia plantare causata da un retro piede rigido tipo quello del piede cavo o da un piede con iperpronazione tipo piede piatto. Il trattamento chirurgico è eccezionale: in genere si ottiene la guarigione con semplici esercizi, terapie fisiche, ortesi ed eventuali infiltrazioni.

È uno tra gli infortuni più frequenti nello sport e di solito è il risultato di un trauma in inversione del piede che determina la lesione di uno o più dei legamenti laterali della caviglia. Il trattamento non chirurgico, con una scrupolosa osservanza di tempi di astensione dal carico, di carico progressivo con bendaggi funzionali, di cicli di fisioterapia comprendenti esercizi propriocettivi, ha in genere degli ottimi risultati. L’intervento chirurgico è riservato a casi particolari sia per gravità che per richieste funzionali.

L'artrosi di caviglia è una patologia non particolarmente frequente se confrontata con altre articolazioni dell’arto inferiore (anca, ginocchio). Questo perché l’architettura scheletrica della caviglia le concede un’ottima stabilità ed anche la cartilagine articolare ha caratteristiche istologiche che portano ad una grande resistenza al carico. Ma quando la caviglia è colpita da artrosi, normalmente in esiti traumatici o quadri artritici, le possibilità terapeutiche sono solo chirurgiche con possibilità di impianto di un’artroprotesi o, se questa è controindicata, con una fusione scheletrica tra tibia e astragalo (artrodesi).

Le lesioni cartilaginee della tibio-tarsica, i distacchi osteocondrali (OCD), sono lesioni focali di dimensioni modeste che colpiscono adolescenti e giovani adulti. Il quadro clinico è caratterizzato da dolore al carico, soprattutto se si pratica un’attività sportiva. Possono essere evidenziate alla radiografia in fase avanzata, ma è sicuramente la RMN la tecnica che descrive meglio queste lesioni. Se si esclude il periodo adolescenziale, in cui il trattamento conservativo è indicato, hanno un trattamento chirurgico mediante intervento in artroscopia con esecuzione di microperforazioni o impianti di cellule cartilaginee.